LA GUERRA INFINITA

Il prezzo della pace che nessuno vuole pagare

Il conflitto tra Russia e Ucraina si trascina giorno dopo giorno, diventando sempre più drammatico, distruttivo e disumano. Le notizie si susseguono senza tregua, tra bombardamenti, vittime civili, escalation militari e nuove forniture di armi. E mentre il mondo osserva e commenta, il popolo ucraino continua a vivere sotto le bombe, prigioniero di una guerra che sembra non avere fine.

In questo vortice di dichiarazioni, analisi e prese di posizione, c’è una verità che spesso viene ignorata: nessuno riesce – o vuole – trovare un modo per fermare tutto questo.

È difficile non vedere come questa guerra non sia solo una questione tra due nazioni. Sul tavolo ci sono interessi strategici, economici e geopolitici enormi. Territori, risorse minerarie, influenza militare. E tutti i protagonisti, compresi Stati Uniti ed Europa, sembrano giocare una partita sporca, dimenticando che le pedine sono esseri umani, famiglie, bambini.

L’Ucraina oggi rischia di essere smembrata, non solo fisicamente, ma anche economicamente, in nome di un equilibrio mondiale che sembra più dettato dalla competizione che dalla cooperazione. A pagare il prezzo più alto, come sempre, è il popolo: milioni di persone sfollate, città rase al suolo, un’intera nazione stravolta.

E in mezzo a tutto questo c’è un presidente, Volodymyr Zelensky, diventato simbolo della resistenza ucraina. Ma è lecito chiedersi se davvero stia percorrendo tutte le strade possibili per arrivare alla pace. Continuare a puntare su una guerra senza fine – anche con il sostegno dell’Occidente – rischia di diventare un vicolo cieco che ingrassa esclusivamente le sue tasche ed interessi.

È assurdo leggere ogni giorno notizie su nuovi armamenti, missili a lunga gittata, e strategie belliche, come se la guerra fosse l’unica opzione. La verità è che la vera vittoria sarebbe fermarsi. Mettere da parte gli interessi di tutti, anche quelli nascosti. Riconoscere che la pace, per quanto difficile da raggiungere, è l’unica via d’uscita.

La Russia non si fermerà da sola. Ma forse, se davvero la comunità internazionale volesse fermare questo massacro, dovrebbe avere il coraggio di imporre la diplomazia. E Zelensky, da leader, dovrebbe riconoscere che una pace imperfetta oggi può valere più di una guerra infinita domani.

Serve una presa di coscienza collettiva. Il tempo delle armi dovrebbe lasciare spazio al tempo delle parole. Perché in fondo, anche la più ingiusta delle paci sarà sempre meno crudele della più “giusta” delle guerre.

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